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Letture stagione 2022-2023

Immagine del redattore: Tra Le RigheTra Le Righe


Elizabeth Strout (USA), Oh William!, 2022, pp. 184: Lucy Barton è un’autrice famosa, con alle spalle molti libri di successo, due matrimoni, due splendide figlie ormai adulte e da un anno è vedova del suo secondo amatissimo marito. Ma è del suo primo marito, William, che ora vuole parlare. William, l'irraggiungibile, infedele padre delle sue bambine: è a lui che ha bisogno di tornare. Cosí è William il primo che Lucy chiama quando viene a sapere della malattia di David; ed è a Lucy che William chiede di accompagnarlo in un viaggio alla spaventosa scoperta delle proprie origini e di verità mai conosciute. Il matrimonio è ricostruito per ricordi apparentemente casuali – una vacanza di imbarazzi alle Cayman, una festa tra amici non riuscita, un viaggio di risate in macchina, un amaro caffè mattutino – ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un'imperitura, ineludibile intimità. In un dialogo intimo con ciascuno di noi e con tutti i passati che non passano mai davvero, fino a quando la parola deve lasciare il posto a un'unica esclamazione sopraffatta: oh William. Oh. 




Djaili Amadou Amal, Le impazienti, Camerun, 2021 p. 224: Camerun, Regione del Nord: tre donne, tre matrimoni, un unico destino. Ramla ha diciassette anni ed è costretta dal padre a lasciare gli studi e a sposare un uomo di cinquanta. Crede che sua cugina Hindou sia più fortunata di lei, perché il suo promesso sposo Moubarak di anni ne ha solo ventidue, e non è brutto, tutt'altro. Ma sbaglia, perché Hindou sa bene di che pasta è fatto suo cugino e qualsiasi sorte sarebbe per lei meglio che essere data in sposa a lui. Safira, trentacinque anni, per ventidue è stata la prima e unica moglie di Alhadji Issa, l'uomo più importante della città. Fino al giorno in cui Ramla non entra in casa sua come «co-sposa», e i suoi occhi cominciano a consumarsi dalla gelosia. Per nessuna di loro c'è una via di fuga, una strada diversa che non le consegni all'istante alla riprovazione sociale, alla gogna pubblica. L'unico antidoto alla sofferenza, alla violazione, l'unica soluzione che viene loro additata, il basso continuo delle loro esistenze interrotte, è la pazienza, nel nome di Allah. La capacità senza limiti di sottomettersi, nascondere, accettare di buon grado, senza un pianto, un lamento, un grido. In questa prova sta il valore di una donna, su questa scala si misura la sua virtù. Grazie alla pazienza si può sopravvivere. Grazie alla pazienza di tante come loro, tutto un sistema sociale può sopravvivere. Con questo romanzo polifonico Djaïli Amadou Amal ci riporta a un universo sommerso, tribale, in cui la femminilità non ha diritti e il rapporto fra i sessi è fondato sulla prepotenza.




C. Piersanti (Italia), Quel maledetto Vronskij, Italia, 2021, pp. 234: Giulia e Giovanni sono sposati da tanti anni; la loro vita regolare è scandita dai ritmi del loro lavoro, tipografo in proprio lui, impiegata lei. Sono ancora capaci di corteggiarsi con parole gentili, atteggiamenti servizievoli e momenti di tranquillità da trascorrere insieme; la loro unica, amatissima figlia sta organizzando la propria vita all’estero, ma è ancora molto legata ai genitori, soprattutto in questo periodo, in cui la madre è convalescente dopo una malattia. E’ un fulmine a ciel sereno, perciò, l’improvvisa scomparsa di Giulia, che lascia dietro di sé solo un biglietto: “Perdonami. Sono tanto stanca. Non mi cercare”. Giovanni, sconvolto sotto l’apparenza della normalità, continua a chiedersi il senso di quanto sta accadendo. Tra i libri della moglie trova Anna Karenina; comincia a leggerlo, e in lui si insinua il sospetto che Giulia sia stata affascinata da un amante, “un Vronskij”, anzi, “un maledetto Vronskij”. Amarezza e gelosia sono i sentimenti che lo tormentano. Verso la metà del romanzo, il mistero della scomparsa si svela, e costituirà l’occasione per riflettere sulle proprie paure, sulle proprie aspettative, e per provare a vivere in modo più consapevole.




Virginia Woolf, Orlando, Inghilterra, 1928, p. 264: Orlando è stato scritto nel 1928 e dedicato alla poetessa (e grande giardiniera) Vita Sackville-West, di cui per un certo periodo Virginia Woolf fu amante, tanto da far dire al figlio di Vita Sackville-West che questo romanzo è «la più lunga lettera d'amore della storia». Al centro della narrazione le mirabolanti avventure di Orlando, giovane e melanconico cortigiano dell'epoca di Elisabetta I, il quale nel corso di quasi quattro secoli non solo si troverà a vivere diverse vite, in varie e suggestive epoche storiche, ma anche a cambiare sesso, diventando così una donna, dopo un sonno di sette giorni consecutivi, in quel di Istanbul. Aggregata a una carovana di zingari, avrà modo poi di tornare a Londra, rivivendo così dapprima le atmosfere di inizio Settecento, dei tempi della regina Anna, e in seguito del Romanticismo, fino ai primordi degli anni venti del Novecento, sempre all'inseguimento del vero amore e del senso profondo della poesia.









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