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Avremmo anche voluto leggere... 2021-2022

Immagine del redattore: Tra Le RigheTra Le Righe

Proposte di lettura 2021/22


A. Perissinotto (Italia), Il silenzio della collina, 2019, pp. 252 Il romanzo è costruito intorno ad un fatto realmente accaduto, nel 1968: il rapimento di una ragazza, conclusosi tragicamente. Il protagonista, Domenico, è un famoso attore di fiction, costretto a tornare nel paese natale, sulle Langhe, per assistere il padre, ricoverato in un hospice per malati terminali. A poco a poco riprende contatto con le sue colline (ormai famose nel mondo per i loro vini e i loro paesaggi, ma anche per gli scrittori che le hanno immortalate), con i vecchi amici e i ricordi d’infanzia. Suo padre, però, nei suoi dormiveglia, gli parla piangendo di una “ragazza”. Domenico indaga, e scopre che si tratta di Maria Teresa Novara, una ragazza di 13 anni rapita e ritrovata morta in un paese lì vicino, cinquant’anni prima. Che cosa c’entra suo padre con lei e perché è così sconvolto? Forse suo padre, oltre ad essere stato un cattivo genitore, è stato anche un uomo malvagio? La trama da romanzo giallo si arricchisce di riflessioni sul rapporto genitori-figli, sulla violenza contro le donne e sull’indifferenza che talvolta la circonda, e diventa quasi complice con chi la commette.



T. Ciabatti (Italia), Sembrava bellezza, 2020, pp. 240 La voce narrante è quella di una scrittrice che, dopo essersi sentita ai margini per molti anni, finalmente conosce il successo. Questo dovrebbe essere il suo tempo di riscatto, dovrebbe proiettarla verso una nuova vita, ma in realtà ella non è affatto riuscita a superare il suo passato difficile, anzi, questo è spesso più vivo del presente. Ripercorre la sua adolescenza, non senza rancore, restituendoci non i fatti, ma la sua personalissima percezione della realtà. Conosciamo così le sue amiche del liceo (tra cui Federica, che dopo trent'anni torna a cercarla), ma anche le rivali, osservate con invidia da lei, sedicenne sgraziata. Intanto, mentre la protagonista rivive il proprio passato, la sua vita presente si deteriora: il successo va scemando, dopo la separazione dal marito gli amori si fanno rari e inconcludenti, e si interrompe la relazione con la figlia, che ormai rifiuta di parlarle. Il tempo scorre impietoso, ed è facile rimanere prigionieri del passato; eppure, nel ripercorrerlo, si possano incontrare il perdono e la tenerezza, prima di tutto verso se stessi.





Giulia Caminito, (Italia), L’acqua del lago non è mai dolce, 2021, pp. 304 È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, non scende a compromessi, crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, di vicino e di importante ci sono solo gli oggetti posseduti o negati, i primi sms, acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono.

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